Foto: Gastao Guedes, L’Assemblea delle assemblee
L’Assemblea delle assemblee ha chiuso domenica la nona edizione del Forum sociale mondiale, apertosi il 27 gennaio a Belem do Parà, nel nord del Brasile. Dalle nuove alleanza tra movimenti e dalle date di azione globale, si raffroza la speranza per uscire dalla crisi e dal neoliberismo.
Si è chiuso ieri il Forum sociale mondiale di Belem, dopo sei giorni di lavori che hanno visto centomila persone partecipare a iniziative, dibattiti, assemblee, conferenze, laboratori, attività sportive, artistiche e culturali. Un’edizione questa che ha messo al centro l’Amazzonia, non solo luogo ospite, ma patrimonio dell’umanità da perseverare, perché dalla sua salvezza dipende quella del pianeta. Un Forum che ha affrontato i problemi della crisi, dell’emergenza ambientale, delle risposte che i movimenti e le associazioni stanno elaborando e portando avanti per farvi fronte.
Per questo Fsm 2009 è arrivata a Belem un’enorme quantità di giovani – più che nelle edizioni precedenti – e moltissimi indigeni, la maggior parte dalla regione amazzonica ma anche dal resto del continente, arrivati via terra e via fiume affrontando giorni di cammino. I campus delle due università, quella federale del Parà Ufpa e quella rurale amazzonica [Ufra] si sono trasformate per sei giorni in coloratissimi e affollati scenari, nei quali decine di migliaia di persone si sono avvicendate per seguire le 2.300 attività in programma nei tendoni allestiti per l’occasione.
Il Forum è stato chiuso domenica da una grande assemblea, chiamata Assemblea delle assemblee, che ha raccolto le proposte emerse durante le assemblee tematiche cui è stato dedicato l’ultimo giorno di lavori e durante le quali si è discusso tra l’altro di crisi, lavoro, ambiente, migrazioni, diritti umani, diritti collettivi dei popoli, lotta agli armamenti, questioni di genere.
Non si è trattato di tentare una sintesi, ma di costruire una agenda condivisa lasciando immutata la natura di spazio aperto ed eterogeneo rappresentato da nove anni a questa parte dell’appuntamento con il Forum sociale mondiale. Le convergenze a Belem sono nate sulle proposte, molte delle quali rappresentano novità importanti e opportunità concrete di azione per i movimenti del sud e del nord del mondo.
A succedersi sull’enorme palco montato all’ingresso del campus, davanti a migliaia di persone rimaste ad assistere nonostante la pioggia battente ed il fango, i facilitatori delle assemblee tematiche, nei cui discorsi è tornato invariabilmente il forte richiamo alla situazione del popolo palestinese.
Tra i futuri appuntamenti di azione e mobilitazione, spiccano la settimana di mobilitazione globale contro la guerra e gli armamenti che si terrà dal 28 marzo al 4 aprile [proprio il 30 marzo sarà dedicato alla Palestina]e il G8 di luglio in Sardegna [dove i movimenti si sono già dati appuntamento per presentare le loro proposte].
Altra data importante sarà il 12 ottobre, che diverrà da quest’anno giornata globale di mobilitazione in difesa della Madre Terra e contro la mercificazione della vita, lanciata dal movimento indigeno proprio nella data che ha significato l’inizio della dominazione spagnola e del genocidio dei popoli indigeni del continente, allora chiamato Abya Yala.
A nove anni dalla prima edizione, il Forum sociale mondiale resta – e questa edizione amazzonica lo conferma – il principale spazio di discussione, confronto, scambio e articolazione tra organizzazioni della società civile di tutto il pianeta. Mentre a Davos la polizia ha represso i manifestanti accorsi a protestare contro il Forum economico mondiale, a Belem in questi giorni si sono tessute reti di solidarietà e alleanze, sono state elaborate proposte e, soprattutto, si è respirato speranza.