Una congiura che ha coniugato sicurezza e gelo polare ha rischiato di far saltare la Conferenza della società civile afgana che tiene la sua prima riunione a Kabul oggi e domani. In una città blindata e incanaglita dalla sensazione di essere una cittadella assediata che guarda, oltre le montagne innevate che la circondano, il deserto dei Tartari col turbante, ogni cosa è complicata.
Soprattutto se c’è di mezzo qualche occidentale, come ha appena dimostrato il sequestro ieri a Kandahar di un’umanitaria americana della fondazione asiatica Arld e del suo autista.
La conferenza della società civile afgana è una scommessa che per adesso si è trasformata in una preconferenza. I delegati da quasi cinquecento saranno solo centodieci e dunque non completamente rappresentativi di una rete della solidarietà e dell’impegno civile diffusa sull’intero territorio nazionale, persino nelle provincie di fuoco di Kandahar ed Helmand. La scommessa è stata costruita da diversi soggetti locali, riuniti in coordinamenti nazionali e regionali, ma anche con la caparbietà di una piccola Ong di Savona, Peacewaves, che ha cercato in Italia i finanziamenti di un’operazione altrimenti impossibile per gli afgani. L’idea di fondo è che una società civile in Afghanistan esiste: una comunità variegata di cui le sigle in realtà danno un conto relativo. Il forum (o preconferenza visto che per motivi di sicurezza e logistica la vera e propria conferenza è stata rinviata a primavera) è dunque il primo tentativo di andar oltre una riunione di Ong o di soggetti ben codificati. L’idea sembra quella di voler far uscire allo scoperto tutte le esperienze che danno conto di una vitalità nascosta che è in realtà risorsa imprescindibile se si vuol tentare di uscire dal conflitto utilizzando le armi dell’impegno civile e soprattutto dando voce a chi non ne ha.
Nei nostri viaggi a Kabul e nel paese profondo ci è capitato diverse volte di incontrare, non senza sorpresa, realtà nascoste: piccoli cenacoli di intellettuali laici senza un afganis (la moneta nazionale), direttori (e direttrici), senza giornali o piccole organizzazioni di solidarietà. Non tutti oggi ci saranno, anzi, certamente molte realtà sono ancora da raggiungere. Insomma un primo passo.
La conferenza è convocata da cinque «cartelli» che raggiungono un discreto bacino di organizzazioni non governative: le più note, anche in Italia per via della loro partecipazione alla marcia Perugia-Assisi, sono l’Afghan ngo coordination body (Ancb), che ne raccoglie circa trecento, e l’Afghan civil society forum (Acsf), cui fanno capo un’ottantina di associazioni. L’incontro ha luogo all’Intercontinental Hotel, un palazzone su una collina circondato in questi giorni da un susseguirsi di allerta che si sono intensificati dopo l’assalto senza precedenti all’Hotel Serena di qualche settimana fa. Benché passato abbastanza sotto silenzio sulla nostra stampa nazionale, qui a Kabul tutti sono d’accordo nel dire che l’attacco al Serena, l’ex Kabul Hotel dove negli anni Ottanta venne sequestrato e ucciso l’ambasciatore americano e che è sempre stato il salotto buono di Kabul, ha segnato un salto di qualità: occidentali nel mirino insomma, e non solo target militari come, sino ad ora, era stato salvo qualche eccezione. Ecco perché tanta fibrillazione per questo forum tanto annunciato e molto atteso. Che però non poteva saltare.
Gli afgani, che rischiano la pelle tutti i giorni, non avrebbero capito il motivo di una cancellazione, mentre hanno accettato una «contrazione» della conferenza e un rinvio a un più ampio raduno in primavera. Oltre agli allerta dell’intelligence e a un clima in effetti piuttosto pesante, ci si è messo infatti il clima vero, quello metereologico: a Kabul il barometro scende anche a meno venti e i voli tra la capitale ed Herat, per fare un esempio, vengono cancellati due giorni su tre per maltempo. Molti dunque, specie dalle province più lontane, non avrebbero potuto venire. E dunque appuntamento dopo il disgelo.
Gli italiani presenti sono pochi: non verrà Patrizia Sentinelli, bloccata dalla crisi di governo, ed è molto ridotta anche la delegazione di Afgana che presenterà al forum un documento sottoscritto da decine di associazioni e cittadini. Ci saranno comunque – allerta permettendo – diversi internazionali anche se a titolo personale. La conferenza suscita interesse. Per il governo di Karzai parteciperà il ministro dell’Economia Jalil Shams.