E’ morto ieri a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, lo scrittore e storico Joseph Ki-Zerbo. Considerato uno dei principali intellettuali africani, pubblicò diversi scritti inerenti la cultura e la storia africana tra cui la celebre “Histoire de l’Afrique noire, des origines à nos jours”, opera di riferimento sulla storia africana in cui espone concetti rinnovati ed in antitesi con la descrizione riduttiva, discriminante e razzista in auge al tempo nella cultura europea.
“Insegnandoci la storia dell’Africa ci ha insegnato a scoprirne la dignità e a vedere in una dimensione diversa i problemi africani. Ci ha fatto capire che l’Europa della colonizzazione ha il dovere di restituire all’Africa ciò che per secoli le ha rubato, soprattutto la sua cultura, le sue tradizioni, la sua storia, oltre che le sue risorse. “Con Ki-Zerbo abbiamo imparato ad amare l’Africa, e amandola a cercare insieme con gli africani forme nuove di cooperazione. Ki-Zerbo lascia un archivio ricchissimo con migliaia di documenti inediti. Nella nostra ultima visita in Burkina Faso abbiamo preso l’impegno di non disperdere questo tesoro: stiamo valutando l’ipotesi di creare una fondazione a suo nome a livello internazionale” – affermano Chiama l’Africa e CIPSI in un comunicato congiunto. Le due associazioni erano legate allo scrittore scomparso da un rapporto intenso di stima, amicizia e stretta collaborazione inaugurato durante la prima campagna di Chiama l’Africa.
Chiama l’Africa lo incontrò nel novembre 2005 nella sua casa di Ouagadougou, in Burkina Faso, dove Ki-Zerbo pur già malato accettò di tenere un corso di studi sul tema “Le parole che l’Africa dice all’Europa” a 25 membri dell’associazione. Il Professore burkinabé dava lezioni di approfondimento e dava voce all’Africa. “L’unità africana è la vera priorità, senza la quale non ci sarà mai democrazia, perché senza un mercato interno africano non ci può essere il valore aggiunto che viene dalla lavorazione delle merci; e così non ci può essere la classe media che è alla base della democrazia. Ora abbiamo solo pochi ricchi che si arricchiscono sempre più, mentre le masse sono sempre più povere; in questo modo rimarremo sempre solo produttori di materie prime per gli altri; non “soggetti della nostra storia”, ma “oggetti della storia degli altri”.
Joseph Ki-Zerbo crebbe nel contesto rurale del suo villaggio natale, nella parte settentrionale del paese, figlio di Alfred Ki-Zerbo (da alcuni considerato il primo cristiano dell’Alto Volta) e Thérèse Folo Ki. Lo stesso Joseph affermò che l’ambiente contadino, nel quale trascorse i primi undici anni della sua infanzia, influenzò profondamente la sua personalità. La sua radice africana, la sua concezione di grande famiglia ed il suo rapporto con la natura affondano le origini proprio in quel periodo.
Ki-Zerbo pubblica diversi scritti inerenti la cultura e la storia africana; in tali pubblicazioni espone il suo pensiero e le sue idee sociali. Nel 1963 redige un manuale di didattico di storia e nel 1972 pubblica il celebre “Histoire de l’Afrique noire, des origines à nos jours”, opera di riferimento sulla storia africana in cui espone concetti rinnovati ed in antitesi con la descrizione riduttiva, discriminante e razzista in auge al tempo nella cultura europea. Ki-Zerbo sostiene e comprova, nella sua opera, che l’Africa avesse raggiunto un elevato sviluppo sociale, politico e culturale prima del declino del continente determinato in buona parte anche dalla tratta degli schiavi prima dal colonialismo poi.
Dopo aver fondato il maggior partito d’opposizione, (l’Unione progressista voltaica), tra il 1972 e il 1978 è stato direttore scientifico di due volumi della “Storia generale dell’Africa” pubblicata dall’Unesco, l’organismo dell’Onu per l’istruzione e la cultura, conquistando ufficialmente la fama di più grande storico dell’Africa. Nel 1980 fonda il Centro studi per lo sviluppo africano (CEDA) e sulla base di una attenta analisi critica dell’imperialismo conia il concetto di sviluppo endogeno. Con l’avvento di Thomas Sankara alla presidenza (1983-87), Ki-Zerbo fu costretto a lasciare il paese e condannato poi in contumacia essenzialmente per motivi politici, mentre la sua biblioteca di oltre 11.000 volumi venne saccheggiata: nonostante i successivi ripetuti inviti di Sankara a rientrare in Burkina, vi ritornerà solo dopo la morte del giovane presidente.
“Ki-Zerbo, storico e politico, ma soprattutto intellettuale africano che ha coniugato scienza e azione politica, non si è limitato a proseguire la carriera scientifica ma, attento osservatore degli avvenimenti, ha preso posizione per mutare l’ordine delle cose in Africa associando la dottrina con l’impegno quotidiano, impegnandosi per l’affermazione della democrazia in Burkina Faso e nell’Africa intera” – notano Chiama L’africa e Cipsi. “I suoi libri costituiscono punti di riferimento imprescindibili per la conoscenza della storia africana. Qualcuno ha scritto che il solo nome Ki-Zerbo è per molti africani e l’Africa un modo di andare alle fonti della propria identità”. Oggi si terrà una veglia in sua memoria e giovedì dovrebbe essere seppellito nel suo villaggio natale a Toma, nella provincia occidentale di Nayala.
Per chi fosse interessato Chiama l’Africa ha disponibile un video di Michele Citoni con una lunga intervista a Ki-Zerbo sui problemi e sul futuro del continente africano.