Il World social forum prende posizione contro le ingerenze Usa in Somalia

Foto: Wangari Maathai

NAIROBI – Nel terzo giorno del World Social Forum, gli Stati Uniti sono stati oggetto di pesanti critiche. I delegati hanno incolpato l’amministrazione statunitense di alimentare il conflitto in Somalia. Washington ha appoggiato le truppe etiopi che occupano Mogadiscio e che hanno estromesso nelle scorse settimane il governo delle Corti islamiche. Ma la giornata è stata anche segnata dall”intervento del premio Nobel Wangari Maathai e dal suo appello per la cancellazione del debito dei paesi africani.

Parlando dell’illegittimità del debito, la Maathai ha ricordato che gli abitanti delle baraccopoli muoiono perché non hanno accesso ai farmaci, mentre i loro governi sono costretti a continuare a pagare gli interessi dei prestiti esteri. “Nonostante il miglioramento del processo democratico e della governance in molti Stati in via di sviluppo – ha dichiarato il premio Nobel – il peso del debito continua a impedire l’emancipazione delle persone dalla povertà”.

La Maathai ha poi sottolineato che i prestiti a cui si sta riparando non sono andati a beneficio della popolazione ma, al contrario, sono stati usati per opprimerla. “Non è un segreto – ha dichiarato – che gran parte dei prestiti accordati a molti leader dittatoriali, inaffidabili e irresponsabili dell’Africa non fossero diretti al benessere della popolazione”.

Intanto a pagare il prezzo più alto sono le donne e i bambini delle baraccopoli, che sopportano le conseguenze più pesanti del flagello dell’Hiv/Aids. Come ha sottolineato la direttrice del programma Onu Habitat, Anna Tibaijuka, le baraccopoli rappresentano una seria sfida per le azioni di prevenzione, trattamento e controllo della pandemia.

La Tibaijuka ha ribadito al proposito che la lotta contro le ingiustizie sociali può essere vinta solo se c’è un’attenzione speciale verso la questione degli insediamenti umani, e ha ricordato i casi di donne condannate alla povertà perché non possiedono terre o proprietà. “Alcune arrivano alla prostituzione come strategia di sopravvivenza – ha sottolineato la Tibaijuka – esponendosi al rischio dell’Hiv/Aids, allo sfruttamento sessuali, agli abusi e al pericolo di finire nel traffico di esser umani all’estero”.

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