Movimenti come La Via Campesina sono un riferimento internazionale e un esempio di coloro che dai campi resistono all’attuale modello di globalizzazione capitalistica in alleanza con altri settori sociali. È stato uno dei principali attori nella critica alla globalizzazione durante gli anni Novanta e uno dei protagonisti principali del movimento altermondialista.
La Via Campesina nasce nel 1993, agli albori del movimento altermondialista, e progressivamente diventa un’organizzazione di riferimento per la critica alla globalizzazione neoliberista. Oggi raggruppa circa 150 organizzazioni in 56 paesi.
La sua crescita è l’espressione della resistenza contadina di fronte al crollo del mondo rurale provocato dalle politiche neoliberiste e dalla loro intensificazione con la nascita dell’Organizzazione mondiale del commercio (Omc o Wto). Le sue origini risalgono alla metà degli anni Ottanta quando, in coincidenza con l’Uruguay Round del Gatt, diverse organizzazioni organizzarono importanti iniziative per internazionalizzare il movimento.
Nasceva come alternativa radicale all’allora unica struttura contadina internazionale, la Federazione internazionale dei produttori agricoli (Ifap), creata nel 1946 come rappresentanza degli interessi dei grandi proprietari terrieri, dominata delle organizzazioni del Nord e favorevole alle politiche liberali e al dialogo con le istituzioni internazionali.
UN INTERNAZIONALISMO CONTADINO CRESCENTE
I membri di Via Campesina sono piuttosto eterogenei dal punto di vista ideologico e dei settori rappresentati (contadini senza terra, piccoli produttori…), ma tutti appartengono agli strati più poveri e colpiti dall’avanzare della globalizzazione neoliberista. Uno dei successi più importanti è stato quello di superare in maniera abbastanza soddisfacente la divisione tra contadini del Nord e del Sud del mondo, per articolare una resistenza comune all’attuale modello di liberalizzazione economica.
Evitare tensioni interne e conflitti di interessi ha richiesto da parte della rete un impegno di dibattito sui temi conflittuali per raggiungere l’equilibrio necessario. Malgrado ciò ci sono state tensioni importanti, come quella di cui è stata protagonista la Karnakata State Farmer’s Association (Krrs), in India, quando si è opposta alle campagne di riforma agraria, perché la sua base associativa era formata da agricoltori di classe media e benestante, attivi nella lotta contro gli Ogm o i fast-food, ma con interessi di classe opposti a quelli dei “senza terra” o dei piccoli agricoltori.
Dal momento della sua creazione, la Via ha dato vita a una identità ”contadina” politicizzata, legata alla terra e alla produzione alimentare, costruita come opposizione all’attuale modello del “agrobusiness” e in base al principio della sovranità alimentare. In questo modo rappresenta un nuovo tipo di “internazionalismo contadino” che possiamo considerare come la “componente contadina” del nuovo internazionalismo delle resistenze rappresentato dal movimento altermondialista.
LA RELAZIONE CON LE ONG
Dalla sua nascita la relazione della Via Campesina con le Organizzazioni non governative è stato un tema controverso e segnato da polemiche. I disequilibri e le relazioni di potere (accesso alle risorse economiche e tecniche, visibilità mediatica…) hanno rappresentato la base di tensioni e difficoltà per il lavoro comune e di mancanza di fiducia da parte delle organizzazioni contadine.
All’inizio il processo di costruzione della Via portò con sé conflitti e fraintendimenti con alcune Ong impegnate sui temi rurali, spingendo i dirigenti contadini a rivendicare gelosamente il proprio spazio organizzativo e politico. La Via si è quindi data la forma di un’alleanza di organizzazioni popolari contadine, senza accettare la partecipazione formale di Ong. La volontà era quella di costituire uno strumento internazionale attraverso il quale le/i contadine/i parlassero per sé e non uno strumento formato da organizzazioni non contadine che parlassero in loro nome.
Malgrado queste relazioni complicate, una volta chiarito il suo spazio politico e organizzativo Via Campesina ha stabilito gradualmente accordi e alleanze concrete con alcune Ong, come “Amici della terra” o “Food First International Action Network” (Fian), con le quali ha lanciato nel 1999 la Campagna globale per la riforma agraria. Parallelamente La Via ha cominciato a partecipare e a costruire coalizioni con altre organizzazioni nel quadro del nascente movimento altermondialista, specialmente dopo la protesta contro l’Omc a Seattle, emergendo come uno dei suoi protagonisti più rilevanti.
CONTADINI ALTERMONDIALISTI
Una volta consolidatasi come progetto internazionale e definito il suo campo di azione e la sua relazione con altri attori come le Ong, in un contesto segnato dalla crescita progressiva del movimento altermondialista, La Via si è diretta verso la ricerca di alleanze con altre organizzazioni, in particolare nella lotta contro l’Omc, partecipando a campagne internazionali come per esempio “Il nostro mondo non è in vendita!”. Nelle mobilitazioni di Doha, Cancùn e Hong Kong i contadini sono stati uno dei settori più rilevanti e visibili.
Alla base di questa politica delle alleanze stava la comprensione che la lotta contadina contro l’agroindustria si inserisce in uno scontro più ampio contro la globalizzazione neoliberista e che la difesa degli interessi contadini richiede la messa in questione dell’insieme del modello che può essere ribaltato solamente attraverso coalizione larghe e alleanze tra organizzazioni e settori sociali differenti.
La Via ha partecipato fin dal 2001 al processo del Forum sociale mondiale e alle sue istanze organizzative – Consiglio internazionale e Segretariato internazionale – con una forte visibilità durante i Forum, nei seminari e nelle manifestazioni.
La concezione di Via Campesina sul Fsm è sempre stata molto chiara: il Forum deve essere uno spazio orientato all’azione, legato ai movimenti sociali reali e utile a questi. Per questo ha sempre avuto la preoccupazione che i Forum potessero diventare spazi di “turismo altermondialista” per intellettuali e Ong e che finissero per distrarre le energie organizzative che avrebbero dovuto essere impegnate per le lotte invece di aiutare a rafforzarle. Per questo da quasi subito è stata tra i sostenitori di una frequenza dei Forum ogni due anni, per esempio, e allo stesso tempo ha puntato sul rafforzamento di luoghi come l’Assemblea dei movimenti sociali, che rappresentano il settore più militante dei Forum.
L’impegno della Via nel processo organizzativo del Fsm è diminuito nel tempo e negli ultimi anni ha preferito concentrare gli sforzi nella promozione di campagne concrete contro la Omc e di iniziative proprie come il Foro per la sovranità alimentare a Nyéleni in Mali nel 2007 – un incontro organizzato insieme alla Marcia mondiale delle donne e al Foro mondiale dei popoli pescatori, tra gli altri, e che ha permesso di rafforzare alleanze e portare nuovi soggetti nella lotta per la sovranità alimentare.
UN ALTRO MODELLO ALIMENTARE PER UN ALTRO MONDO
Il principale contributo della Via Campesina alla critica della globalizzazione neoliberista è stata la denuncia dell’attuale modello agroindustriale e la difesa di un sistema alimentare alternativo che abbia come asse centrale la sovranità alimentare. Non un romantico ritorno al passato, quanto il recupero della conoscenza e delle pratiche tradizionali combinandole con le nuove tecnologie e i nuovi saperi. Nemmeno deve consistere in un atteggiamento localista o in una “mistica del piccolo” quanto a ripensare il sistema alimentare mondiale per favorire forme democratiche di produzione e distribuzione di alimenti. Significa recuperare il controllo della produzione agricola e alimentare (restituendola a contadini, pescatori, pastori, consumatori) e affidare il controllo delle risorse naturali (terra, acqua, sementi) nelle mani dei popoli.
La critica al sistema agroindustriale dominante e la difesa della sovranità alimentare devono essere elementi centrali sia del movimento altermondialista che di qualsiasi progetto anticapitalista che denunci i tentativi di cercare soluzioni pro capitaliste alla crisi contemporanea. Un altro mondo ha bisogno di un altro modello alimentare; basta ricordare, come segnala Via Campesina, che oggi “mangiare è diventato un atto politico”.
*Da Ecología Política, nº 38.
**Trad. e adatt. di Piero Maestri.